Arzúa è un paese carino, con un numero di letti quasi sufficiente a soddisfare la moltitudine di pellegrini che vi si riversa. Se trovate tutto pieno e non avete voglia di farvi spennare da uno dei molti hotel della zona, il Polideportivo viene spesso usato per ospitare i pellegrini. Tra qui e O Pedrouzo c’è una serie di piccoli borghi galiziani di poco conto. La gente del posto ama dire, senza ombra di ironia o sarcasmo, che “no hay vacas in Galicia” (non ci sono mucche in Galizia). Pensateci quando sguazzerete nel letame in un’altrimenti bella giornata.
Fiesta: Famosa per i suoi formaggi, ogni anno a marzo Arzúa ospita un Festival del Formaggio, della durata di tre giorni. Da più di 40 anni. Diverse altre festività riguardanti l’agricoltura, i cani da caccia e i cavalli riempiono il calendario. Oltre a queste ricorrenze secolari, Arzúa celebra il Corpus Christi e Nuestra Señora del Carmen il 16 luglio.
Storia: Mettere in collegamento la moderna Arzúa con la se stessa medievale è un’ardua impresa. Non c’è nessuna traccia di una città con quel nome, se non una in quell’area, chiamata Villanova. Gli studiosi sono d’accordo nell’affermare che l’assenza in tempi odierni di un paese dal nome Villanova in quella zona e la presenza di due chiese romanesche ad Arzúa suggeriscono che Arzúa sia la moderna Villanova. In ogni caso, Arzúa è caratterizzata dell’infausta peculiarità di godere di una pessima reputazione per quanto riguarda l’ospitalità verso i pellegrini. Leggenda vuole che un giorno un pellegrino affamato pregasse una signora del posto di dargli una fetta del pane che stava sfornando. Lei rifiutò, e lui maledisse la pagnotta, la quale si tramutò in pietra. Formaggio Tetilla: potreste aver visto in qualche vetrina questo formaggio dall’aspetto alquanto singolare. Se avete collegato il nome a quello a cui somiglia non vi siete sbagliati affatto: a questo formaggio venne data tale forma per protesta nei confronti del vescovo di Santiago. A quel tempo il Portico de la Gloria (costituito dalle famose sculture di Mastro Mateo, all’entrata della Cattedrale) era in fase di completamento. Il vescovo in questione si trovò però in disaccordo col sorrisetto sulla faccia del profeta Daniel. Egli, sveglio com’era, cercò la meta del suo sguardo attraverso l’entrata e notò che il petto della regina Esther era stato impudentemente ingrandito dallo sfacciato scultore. Daniel mantenne il sorriso, a Esther fu ridotto il seno e noi ci abbiamo guadagnato questo formaggio di protesta a forma di tetta.
Il Percorso: Il cammino lascia Arzúa sul marciapiede, NON lungo la strada. Se eravate arrivati alla piazza principale, continuate oltre la chiesa (dando le spalle alla strada) e girate a destra nella stradina laterale. Il terreno è piacevole, un mix di sentieri e stradine lastricate, si passa per piccoli paesi e molti boschi. Ci sono dei tratti ripidi ma nessuno di lunghezza considerevole.